Passaggio in Eritrea ed Etiopia
Da: Antonio Politano
Oggetto: Re: un saluto da Miriam
A: ufficiostampalarticolo@yahoo.it
Data: Lunedì 6 ottobre 2008, 00:15
la tua è una lettera talmente bella che ho difficoltà, da quando l’ho ricevuta, a trovare una risposta perciò ti mando un segnale di vicinanza spero che dopo questo periodo ci si possa vedere per stare un po’ insieme
un abbraccio, antonio
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Il giorno 29/set/08, alle ore 22:11, larticolo ha scritto:
Caro Antonio,
volevo chiamarti ma scriverti ti toglierà meno tempo utile. Le tue foto mi hanno colpito anche se qualunque cosa adesso io provi a scrivere al riguardo, risulterà per me riduttiva. La domanda che mi sono fatta quella sera a Palazzo delle Esposizioni e che mi pongo ogni tanto proprio in questi giorni, mentre guido o mentre sono presa a fare le mie cose di tutti giorni, banali, stancanti, ma vorrei dire anche belle, certo! Assorta come mi ritrovo in questa routine quotidiana (certamente la mia è migliore di quella di tante altre), pensando a quello che ti voglio dire, è appunto come si faccia a ritornare alla quotidianità della propria città, per quanto agitata (?) incasinata (spero non sempre per te), dopo aver vissuto in tutti i sensi e con tutti i sensi una realtà così unica, ricca di immagini, odori, sensazioni, suoni e sentimenti umani e soprattutto senza tempo, scandita -me la immagino- solo dalla luce dal giorno e dall’oscurità o dai propri bisogni, non so: aver fame o l’avere un gran sonno! Come si fa a chiudere il proprio cuore dopo averlo sentito battere forte ascoltando le parole poetiche – cito un esempio per tutti – dell’uomo-filosofo del sogno “my dream” o dopo aver visto uomini con gli scafandri per proteggersi da insetti pericolosi per poi tornare a sorridere esterrefatto davanti a quelle sculture impossibili ma vere, in mezzo al deserto. Come si fa a tenersi tutto quanto dentro senza scoppiare, e a raccontarlo con le immagini con il dubbio o la certezza che tanto la gente non riuscirà mai a capire veramente cosa c’è dietro quell’immagine scattata. Prima di scrivere, volevo almeno dare una letta al pieghevole per saperne di più, per citarti cose più precise, ma solo quello che ho visto in un’ ora (lo so, è pochissimo, ma sono sincera) mi ha fatto sentire un nulla in mezzo a persone che hanno vissuto, come te, e per cui ho un’ammirazione immensa. Credo, anzi ne sono quasi del tutto certa, che tu non ti renda bene nemmeno conto del regalo che ci hai fatto portando a Roma dopo Genova, questa mostra favolosa. Certo, tu mi dirai che non sei il primo ad aver fatto qualcosa del genere. Io non lo so cosa facciano altri fotografi, ma quelle foto hanno fatto sognare me e Alberto e automaticamente mentre cercavo di capire e di vivere le immagini con distacco pensavo a te, ad Antonio, alla cara e unica persona che sei, per quel pochissimo che ti conosco. (non so perché, ma nonostante lo splendore di tutto il contesto, davanti alle tue foto così tanto comunicative -forse troppo-) provavo come un senso di sofferenza, una sorta di invidia per non aver mai provato nulla di simile con l’amara consapevolezza che molto probabilmente non potrò mai vivere situazioni del genere ciò che tu hai svelato). Alberto ad un certo momento mi ha detto “Dobbiamo partire.” Io gli ho risposto “Bè, non ci fermeremo qui, vedrai quanti viaggi faremo” e lui “No viaggi,dobbiamo partire, partire”. Ma tanto sapevo che già dopo mezz’ora, sarei tornata a casa, la mia dolce casa, dai miei tre marmocchi, che per ora prosciugano perfino i miei sogni immaginari! Non c’è nulla di male nell’apprezzare quel che si fa e la vita che si conduce, se si conoscono i propri limiti e i propri confini: solo che a volte volte è difficile accettare con consapevolezza che non si sta sfruttando a pieno la propria esistenza (questo è comunque un discorso che mi faccio spesso riferendomi un pò a tutti gli aspetti della “conoscenza” in generale)! Ma lasciamo che a filosofeggiare siano gli altri…io volevo ringraziarti e congratularmi tanto per il bel lavoro che hai fatto. Spero di averlo fatto in maniera esauriente, forse un pò infantile ma sincera.
Salutami tanto Loretta che giovedì non ho visto e dille che mi dispiace. Fai anche a lei i complimenti – perché ti sa stare vicino – e speriamo di vederci.
A presto allora!
Miriam