5° SENSO
Daniele D’Amico attraverso la sua opera compie un passo in avanti interessando non solo lo sguardo di coloro che ne fruiscono, ma comunicando attraverso di essa anche i suoni, gli spessori materici, l’intrinseca realtà di ciò che con essa intende significare.
Si può parlare di un’arte polisensoriale, laddove il colore fluido e delicato viene posato strato dopo strato donando all’opera una strutturalità del tutto inaspettata. D’Amico decide di abbandonare la tridimensionalità, la profondità dello spazio e del tempo, ma non per tralasciare la corposità della materia, piuttosto per dar vita sulla superficie all’immagine che già premeditata si appropria solo adesso della tela in tutta la sua totalità. La materia si fa arte; la forma libera e disinvolta diviene essa stessa movimento. Insieme questi elementi creano l’espediente narrativo attraverso il quale l’artista opera la stratificazione del colore: egli medita lo spazio, lo compone, lo costruisce cromaticamente ritornandovi più volte con delicati veli così da ottenere il risultato finale.
D’Amico tenta di ricreare gli ambienti e le azioni descrivendone le caratteristiche sensibili, scandendo il tempo al ritmo della musica soul o dei palleggi che ripetutamente mirano al canestro. L’artista procede nel suo viaggio mentale facendo ora riemergere le proprie intime “stratificazioni” creative e il loro evolversi. Egli attua inconsapevolmente la corrispondenza tra i sette colori primari e le note musicali già teorizzata da Newton e storicamente consolidata nel rapporto di amicizia tra il musicista Schonberg e Kandinsky. D’Amico sfrutta il suo lavoro con istintiva naturalezza per risvegliare nuovi stimoli e sensazioni reali: se Aristotele faceva corrispondere un colore ad un sapore, se Democrito definiva il bianco ruvido e il nero liscio, qui l’artista rende i contenuti dipinti nei suoi quadri percepibili attraverso i sensi. Man mano che il lavoro va avanti, le delicate silohuettes si impadroniscono di un’inattesa matericità; gli ambienti che esse abitano rimandano a realtà culturalmente distanti da noi ma colte in atmosfere esatte, le cui note musicali si riflettono nelle sinuosità armoniche di corpi femminili e nella leggerezza di quelli maschili.
Arte e movimento; reciproca sensualità tattile: questi gli elementi di partenza da cui Daniele D’Amico procede attraverso il suo percorso ideale alla ricerca del Quinto Senso.